Reality Show


È mattina. Ti svegli, bevi un caffè al volo ed esci di casa per andare a scuola. Stai per prendere la novanta quando ti ricordi che oggi è 1 dicembre, giornata dell'Indipendenza. Il centro è tutto bloccato quindi decidi di optare per la metropolitana. Non hai l'abbonamento, quello con le impronte digitali e digitalizzate, perché a te non lo fanno fare l’abbonamento. L’abbonamento è per chi ha il diritto di muoversi da una parte all’altra della metropoli, della nazione e del mondo secondo necessità e voglia, e quindi non per te che hai necessità e voglia ma nessun diritto di mobilità. E questo da sempre: è stato così per tuo padre, per il padre di tuo padre e per il padre di tuo nonno… e prima? Prima qualcuno dice che non era così. Che prima tutti potevano viaggiare; che prima per voi c’erano apposite carrozze separate e addirittura qualche eretico, resuscitando archivi di immagini da hardware di prima generazione, sostiene che per un breve tempo la storia è stata diversa, che c’è stato un frangente in cui tutti potevano spostarsi, muoversi. Liberamente. E quindi lavorare, studiare, incontrare, conoscere. Liberamente.

Ma tu di questa storia non conosci che brevi frammenti di oralità e quindi salti il tornello sperando che il controllore non ti becchi. Ti guardi a destra, a sinistra, tac! In un attimo hai saltato. Ti spunta davanti, il controllore, proprio a un palmo dal tuo naso. Ma dove cazzo era? Non lo saprai mai.I controllori Adm sono addestrati per anni alla Saadm, Scuola Addestramento Azienda Deportazioni Milano. "Biglietto", dice. Lo dice senza punto interrogativo perchè il controllore non fa domande, ha già tutte le sue certezze. Fai cenno di no con la testa. "Abbonamento", insiste. Un altro cenno negativo. Il controllore ti squadra da capo a piedi. "Non hai un indumento verde". Anche questa non è una domanda, è una constatazione. Tu non fai cenno di no, non perchè tu indossi abiti verdi -perchè non ne indossi oggi- ma perchè lì per lì non capisci. Poi l’Illuminazione: la giornata dell'Indipendenza del porco dio! Cazzo! Ti sei scordato che oggi cade l'anniversario dell'indipendenza dei Legati dalla Terronia; l’anniversario della muraglia sul Po, ora sono cazzi tuoi. "Favorisca le mutande". "Non ho le mutande verdi". "Lei sa cosa vuol dire questo, vero?". Lo sai e infatti scatti. Salti per dove sei saltato un attimo fa e corri nel senso inverso. Salti i gradini a tre a tre, anche a quattro a quattro. Il cuore ti scoppia in petto, ti fa male. Le mani e i piedi tremano, le gambe invece corrono corrono corrono e non si stancano. Non si stancherebbero di fare questa corsa neanche per decine di chilometri, per centinaia. Quali gambe si sentirebbero stanche se sapessero che se si fermano, allora quella è stata la loro ultima corsa?

L'aria ti manca, eppure c'è tanta aria intorno. Aria e acqua perchè ora sei per strada e piove. Senti in petto una fitta tra le costole e la milza; la fitta diventa un dolore lancinante ma continui a correre e non è istinto di sopravvivenza perchè non respiri più e il tuo cuore non lo senti più battere in petto ma sei ancora vivo perché le gambe continuano a correre. Ti viene il dubbio che sono le gambe la parte vitale del tuo corpo. Perchè nelle Cpt, Case di Protezione e Tutela, le tue gambe si atrofizzano nelle cuccette di tre metri per tre da spartire in nove. Ci hai vissuto tutta la tua infanzia in una Cpt, fin quando a 12 anni non sei riuscito a scappare. Ricordi quella fuga, quella corsa. La tua vita non è iniziata col primo respiro o col primo gemito, ma con la prima corsa. Da allora hai iniziato a vivere, e quindi si, sei sicuro: le gambe sono la parte vitale del tuo corpo.

Arrivi a scuola, trafelato. Col ricordo della Cpt che ti oscura gli altri pensieri. I tuoi compagni preoccupati ti vengono incontro. “Credevamo avessero bevuto te oggi”. “No no tranquilli, quando mi acchiappano gli adiemmini a me!”. La scuola è un posto da altro mondo, nel senso che qui in questo paese le scuole non esistono più, è un’idea importata dall’oriente del mondo dove le scuole esistono ancora. IN questa parte del globo, dove dicono siano nate e prosperate scuole di ogni tipo, oggi non ce ne sono più. E’ iniziato tutto quando le aziende hanno incominciato ad entrare a far parte delle scuole. Dovevano sostenerle invece le hanno fagocitate. Alla fine ci si è resi conto che quello che le scuole dovevano insegnare per conto delle aziende, lo insegnavano molto meglio le aziende. E oggi i bambini degli altri non vanno più a scuola: li mandano direttamente in fabbrica dove imparano fin da piccoli il loro pezzetto di lavoro cognitivo e ignorano quello del compagno di banco. E ignorano anche il compagno di banco.

La tua comunità invece ha fatto una scelta diversa. Nella clandestinità ha comunque deciso di continuare una tradizione che sembra dare una speranza. Speranza di cambiare le cose? No, questo no. Le cose si potevano cambiare se ci si muoveva un poco prima. Se davvero sono esistite classi ponte e carrozze separate, allora quello era il momento buono per muoversi. Quando si stava segnando un discrimine netto, visibile per tutti, allora bisognava muoversi, correre, usare le gambe come diresti tu. Ora non più, o almeno non ancora. Oggi esiste la speranza di continuare a immaginare globalmente un mondo diverso e di non essere capaci solo di pensare un pezzetto di mondo alla volta.

La scuola dura solo tre ore, le restanti quindici della giornata lavori. Sul posto di lavoro nessun militare ti rompe il cazzo, gli ordini sono chiari. Che lavorate lo sanno tutti. In nero, ovvio. Tu pulisci i cessi, le fogne, i culi dei vecchi. Tutti i lavori che hanno a che fare con la merda sono vostri, da sempre. Ricordi che ci fu quella storia mai ben chiarita dagli istituzionali: migliaia di quelli come te uscirono correndo dalla Cpt ricoperti di merda e si riversarono nelle vie della città. Gli altri li guardavano stupiti, incazzati, schifati; la polizia e l’esercito li braccava ma non aveva il coraggio di acchiapparli tanto dalla schifo. E Loro invece erano completamente ricoperti di merda dalla testa ai piedi. Avevano merda in faccia e palle di merda nelle mani come armi. I tg dissero che si era trattato di uno sciopero; che questi parassiti magnamagna come te, protetti e tutelati a spese dei contribuenti, non volevano neanche fare le pulizie nella loro Cpt. Ma tu non ci hai mai creduto. E’ stato il primo movimento, la prima corsa di massa e non solitaria come la tua. E il messaggio della merda era chiaro: vi facciamo schifo? Quella che abbiamo addosso è merda vostra, perché cagate anche voi e in questo, dovete ammetterlo, siamo uguali.

Lavori e nessuno ti rompe il cazzo, perché sei importante e lo sai, e lo sai perché te l’hanno insegnato in comunità, a scuola. E questo piccolo monosillabo “so” ti lascia dentro una forza incredibile ogni volta che lo pronunci a voce alta o nella tua mente.

Alla fine della giornata sei stanco. Niente tv, troppo becera. Niente serata con gli amici, una cosa vista fare solo dagli altri, quelli che vanno in azienda con la metro perché hanno l’abbonamento. Sarebbe una stupidaggine, una follia. Le ronde non son mica gli adiemmini. Quelli ti ammazzano e prima di ammazzarti ti gambizzano. Allora vai a dormire leggendo qualche pagina di qualcuno di quegli eretici di cui dicevamo prima, sperando di fare ancora quel sogno in cui il mondo è sottosopra.

Invece ti svegli. Non stai andando a dormire. Hai dormito. Era tutto un sogno, un incubo. Ti svegli; tu sei tu e il mondo è quello di ieri. Ti affacci alla finestra. Il mondo è più o meno quello di ieri. Affacciato alla finestra vedi il discrimine: alla fermata della novanta sotto casa tua un eritreo senza biglietto se lo porta via la polizia.

Esci di casa, cominci a correre. Ma per non correre da solo, ti carichi di tutta la nostra merda e la mostri a tutti, la urli alla gente per strada, nei negozi, in azienda: pacchetti sicurezza, ronde, deportazioni, aggressioni omofobe e razziste.

Inizi a correre. Inizi a manifestare selvaggiamente prima di cadere nella barbarie.

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