Come si diventa razzista?


Dall'ignoranza nasce il pregiudizio, e da questo la discriminazione.

Dalla discriminazione nasce la follia.
E, come il sonno della ragione, questa follia genera mostri.

Questo blog è una parte di una campagna contro il razzismo e la xenofobia.

Raccontare e dire la propria è il primo modo per reagire al clima di odio e indifferenza che ci sta intorno. Scrivi e commenta, partecipa alle iniziative di dibattito e confronto che proporremo via via!

LEGGI:
>> Reality Show
>> Come non si diventa razzisti?
>> Aspettando i barbari

Reality Show


È mattina. Ti svegli, bevi un caffè al volo ed esci di casa per andare a scuola. Stai per prendere la novanta quando ti ricordi che oggi è 1 dicembre, giornata dell'Indipendenza. Il centro è tutto bloccato quindi decidi di optare per la metropolitana. Non hai l'abbonamento, quello con le impronte digitali e digitalizzate, perché a te non lo fanno fare l’abbonamento. L’abbonamento è per chi ha il diritto di muoversi da una parte all’altra della metropoli, della nazione e del mondo secondo necessità e voglia, e quindi non per te che hai necessità e voglia ma nessun diritto di mobilità. E questo da sempre: è stato così per tuo padre, per il padre di tuo padre e per il padre di tuo nonno… e prima? Prima qualcuno dice che non era così. Che prima tutti potevano viaggiare; che prima per voi c’erano apposite carrozze separate e addirittura qualche eretico, resuscitando archivi di immagini da hardware di prima generazione, sostiene che per un breve tempo la storia è stata diversa, che c’è stato un frangente in cui tutti potevano spostarsi, muoversi. Liberamente. E quindi lavorare, studiare, incontrare, conoscere. Liberamente.

Ma tu di questa storia non conosci che brevi frammenti di oralità e quindi salti il tornello sperando che il controllore non ti becchi. Ti guardi a destra, a sinistra, tac! In un attimo hai saltato. Ti spunta davanti, il controllore, proprio a un palmo dal tuo naso. Ma dove cazzo era? Non lo saprai mai.I controllori Adm sono addestrati per anni alla Saadm, Scuola Addestramento Azienda Deportazioni Milano. "Biglietto", dice. Lo dice senza punto interrogativo perchè il controllore non fa domande, ha già tutte le sue certezze. Fai cenno di no con la testa. "Abbonamento", insiste. Un altro cenno negativo. Il controllore ti squadra da capo a piedi. "Non hai un indumento verde". Anche questa non è una domanda, è una constatazione. Tu non fai cenno di no, non perchè tu indossi abiti verdi -perchè non ne indossi oggi- ma perchè lì per lì non capisci. Poi l’Illuminazione: la giornata dell'Indipendenza del porco dio! Cazzo! Ti sei scordato che oggi cade l'anniversario dell'indipendenza dei Legati dalla Terronia; l’anniversario della muraglia sul Po, ora sono cazzi tuoi. "Favorisca le mutande". "Non ho le mutande verdi". "Lei sa cosa vuol dire questo, vero?". Lo sai e infatti scatti. Salti per dove sei saltato un attimo fa e corri nel senso inverso. Salti i gradini a tre a tre, anche a quattro a quattro. Il cuore ti scoppia in petto, ti fa male. Le mani e i piedi tremano, le gambe invece corrono corrono corrono e non si stancano. Non si stancherebbero di fare questa corsa neanche per decine di chilometri, per centinaia. Quali gambe si sentirebbero stanche se sapessero che se si fermano, allora quella è stata la loro ultima corsa?

L'aria ti manca, eppure c'è tanta aria intorno. Aria e acqua perchè ora sei per strada e piove. Senti in petto una fitta tra le costole e la milza; la fitta diventa un dolore lancinante ma continui a correre e non è istinto di sopravvivenza perchè non respiri più e il tuo cuore non lo senti più battere in petto ma sei ancora vivo perché le gambe continuano a correre. Ti viene il dubbio che sono le gambe la parte vitale del tuo corpo. Perchè nelle Cpt, Case di Protezione e Tutela, le tue gambe si atrofizzano nelle cuccette di tre metri per tre da spartire in nove. Ci hai vissuto tutta la tua infanzia in una Cpt, fin quando a 12 anni non sei riuscito a scappare. Ricordi quella fuga, quella corsa. La tua vita non è iniziata col primo respiro o col primo gemito, ma con la prima corsa. Da allora hai iniziato a vivere, e quindi si, sei sicuro: le gambe sono la parte vitale del tuo corpo.

Arrivi a scuola, trafelato. Col ricordo della Cpt che ti oscura gli altri pensieri. I tuoi compagni preoccupati ti vengono incontro. “Credevamo avessero bevuto te oggi”. “No no tranquilli, quando mi acchiappano gli adiemmini a me!”. La scuola è un posto da altro mondo, nel senso che qui in questo paese le scuole non esistono più, è un’idea importata dall’oriente del mondo dove le scuole esistono ancora. IN questa parte del globo, dove dicono siano nate e prosperate scuole di ogni tipo, oggi non ce ne sono più. E’ iniziato tutto quando le aziende hanno incominciato ad entrare a far parte delle scuole. Dovevano sostenerle invece le hanno fagocitate. Alla fine ci si è resi conto che quello che le scuole dovevano insegnare per conto delle aziende, lo insegnavano molto meglio le aziende. E oggi i bambini degli altri non vanno più a scuola: li mandano direttamente in fabbrica dove imparano fin da piccoli il loro pezzetto di lavoro cognitivo e ignorano quello del compagno di banco. E ignorano anche il compagno di banco.

La tua comunità invece ha fatto una scelta diversa. Nella clandestinità ha comunque deciso di continuare una tradizione che sembra dare una speranza. Speranza di cambiare le cose? No, questo no. Le cose si potevano cambiare se ci si muoveva un poco prima. Se davvero sono esistite classi ponte e carrozze separate, allora quello era il momento buono per muoversi. Quando si stava segnando un discrimine netto, visibile per tutti, allora bisognava muoversi, correre, usare le gambe come diresti tu. Ora non più, o almeno non ancora. Oggi esiste la speranza di continuare a immaginare globalmente un mondo diverso e di non essere capaci solo di pensare un pezzetto di mondo alla volta.

La scuola dura solo tre ore, le restanti quindici della giornata lavori. Sul posto di lavoro nessun militare ti rompe il cazzo, gli ordini sono chiari. Che lavorate lo sanno tutti. In nero, ovvio. Tu pulisci i cessi, le fogne, i culi dei vecchi. Tutti i lavori che hanno a che fare con la merda sono vostri, da sempre. Ricordi che ci fu quella storia mai ben chiarita dagli istituzionali: migliaia di quelli come te uscirono correndo dalla Cpt ricoperti di merda e si riversarono nelle vie della città. Gli altri li guardavano stupiti, incazzati, schifati; la polizia e l’esercito li braccava ma non aveva il coraggio di acchiapparli tanto dalla schifo. E Loro invece erano completamente ricoperti di merda dalla testa ai piedi. Avevano merda in faccia e palle di merda nelle mani come armi. I tg dissero che si era trattato di uno sciopero; che questi parassiti magnamagna come te, protetti e tutelati a spese dei contribuenti, non volevano neanche fare le pulizie nella loro Cpt. Ma tu non ci hai mai creduto. E’ stato il primo movimento, la prima corsa di massa e non solitaria come la tua. E il messaggio della merda era chiaro: vi facciamo schifo? Quella che abbiamo addosso è merda vostra, perché cagate anche voi e in questo, dovete ammetterlo, siamo uguali.

Lavori e nessuno ti rompe il cazzo, perché sei importante e lo sai, e lo sai perché te l’hanno insegnato in comunità, a scuola. E questo piccolo monosillabo “so” ti lascia dentro una forza incredibile ogni volta che lo pronunci a voce alta o nella tua mente.

Alla fine della giornata sei stanco. Niente tv, troppo becera. Niente serata con gli amici, una cosa vista fare solo dagli altri, quelli che vanno in azienda con la metro perché hanno l’abbonamento. Sarebbe una stupidaggine, una follia. Le ronde non son mica gli adiemmini. Quelli ti ammazzano e prima di ammazzarti ti gambizzano. Allora vai a dormire leggendo qualche pagina di qualcuno di quegli eretici di cui dicevamo prima, sperando di fare ancora quel sogno in cui il mondo è sottosopra.

Invece ti svegli. Non stai andando a dormire. Hai dormito. Era tutto un sogno, un incubo. Ti svegli; tu sei tu e il mondo è quello di ieri. Ti affacci alla finestra. Il mondo è più o meno quello di ieri. Affacciato alla finestra vedi il discrimine: alla fermata della novanta sotto casa tua un eritreo senza biglietto se lo porta via la polizia.

Esci di casa, cominci a correre. Ma per non correre da solo, ti carichi di tutta la nostra merda e la mostri a tutti, la urli alla gente per strada, nei negozi, in azienda: pacchetti sicurezza, ronde, deportazioni, aggressioni omofobe e razziste.

Inizi a correre. Inizi a manifestare selvaggiamente prima di cadere nella barbarie.

Come non si diventa razzisti?


Frugando tra le carabattole della soffitta, ho scovato un vecchio manoscritto,
sembra di un sindaco di paese assai dissimile da nostri che, una vita fa, si era posto delle domande chi mi sono parse interessanti.

TRASCRIVO LO SCRITTO CASUALMENTE RITROVATO
Il nostro amico si pone il problema di come non diventare razzisti.

La storia di Segestia paese/città della Cisalpinia e delle cose pensate dal sindaco di Segestia nel 1985, onde evitare che poco a poco non si scivolasse, mettendo su panza, sino a riempirsi il cervello di grassi occidentalismi occidentali, così da pensare con la panza e diventare razzisti nel 2010

E’ il 1985, sono il sindaco Carlo Martello di Segestia, una città della Cisalpinia di 25.000 abitanti del centro sud, tutta protesa sul mare. Ho tante cose a cui pensare. Si capisce sono sindaco di Segestia fresco, fresco di insediamento. Ma il mio pensiero viene da lontano. Del presente non so niente, se non quello che vedo del passato e del presente del futuro. E una delle cose in cui non so essere bravo, è di dare buone notizie ai miei cittadini.

Buone notizie, si fa per dire, se penso a quelle che era abituato a dare il sindaco di 'Sinistra estremo centro', la coalizione di destra che mi ha preceduto. Le mie buone notizie sono di tutt'altra foggia. E sanno dello scandalo che dà contraddire le apparenze del mondo così com'è. Io mi pongo il problema di fare partecipi i miei concittadini una visione politica degli scenari che l’istituzione in cui mi insedio dovrebbe dare loro. Mi appresto a guidare la polis, la città e so che lo dovrò fare con valore, dando coraggio, capacità di svelare, al di là delle nuvole dei sogni mediatici del centro qualunquista e della destra sociale prepotente e violenta, gli scenari a cui la mia comunità sta andando incontro.

Devo parlare alla gente delle cose che devono essere fatte con anticipo, prima che la coesione sociale e la percezione di equità e la condizione di intere-esse, sia messa in crisi dagli interessi di chi vuole trarre profitto esclusivamente per se.

Devo lavorare a fondo per pensare fare e contrastare quello che escogiterà per defraudare il lavoro, la sinistra moderata di centro destra estrema che gli dei mi dicono -ogni notte nel medesimo incubo che mi visita -ha in mente di varare la riforma dell'acqua inventandone la proprietà privata, come di ogni altra risorsa scarsa; che gli dei mi dicono pensa ad un nuovo lavorare, che regali totalmente il collocamento publico ad aziende private, sempre le stesse, così da riempire i loro data base dei nostri dati personali per selezionare come prima del 68 i figli dei figli dei figli dei nostri figli; per fare lavorare a caporal- chiamata nuove legioni di salariati, sgovernati dalle difese conquistate in più di un secolo di sangue.

Nuovi neolaureati, operai, impiegati, nuovi dannati della terra a cui offrire lavoro sottopagato in affitto, mettendolo in concorrenza con chi il lavoro ce l'ha'; cosicchè lo perda quest'ultimo, a cominciare da chi è vecchio e costa di più [che' tanto l'esperienza non ha un valore di mercato se la di compra frammentata in tanti foruncoli di schegge].

Cosicchè che neri, ricattati, vecchi, donne e possibilmente bambini siano proni a partecipare a questo nuovo modo di sfruttare del capitale mondiale e che la nuova nomenclatura copra l'ignominia della nuova schiavitù, facendo sì che la si chiami atipica anzichè abnorme; che si premino i manager killer ingravidanti la pancia a salvadaio degli azionisti e si diano le briciole alla nuova plebe consumatrice, si espellano dal circuito i relitti e li si mandino in discarica, con la scelta del suicidio per gli schiavi espulsi o la loro prostituzione ai vincitori; cosicchè il risparmio sia massimo e vada ai ventri obesi meglio rapidamente di prima e soprattutto. per intero e tutto ogni profitto della strage.

Devo lavorare a favore dell'accoglienza del cambiamento alle porte e devo farlo presto; devo considerare che la mia città si affaccia sul mediterraneo e devo rappresentare i significati che tale condizione comporta per i miei cittadini.

Ripeto: sono il sindaco Carlo Martello di Segestia, una città della Cisalpinia di 25.000 abitanti del centro sud, tutta protesa sul mare. Ho tante cose a cui pensare.

Il mio compito è ammministrare?

Sono dieci anni che la sinistra diventando un incredibile altro da quel che era, ha avuto modo di amministrare; proprio perchè lasciare le cose come stanno, amministrando, si è rivelato un pantano, un mestiere da scimpanzè, io voglio dare una svolta.

Prima che tutto l'incubo di cui gli dei mi danno nelle notti insonne visione anticipatoria, si realizzi.

Elaborerò strategie adatte a fare percepire la cultura ed i valori che comporta la nuova condizione di responsabilità dello stare al mondo in una zona geografica, così bella, dove si posa Segestia, così naturalmente a contatto con altre culture, così da sempre disponibile a creare PONTI TRA LA GENTE.

Il punto è che questi ponti presto saranno transitati diversamente da altre genti e non saranno più e solo ricchi commercianti.

Finora nella mia città ci siamo confrontati solo sugli interessi; ora devo lavorare solo sull’INTER-ESSE.

La destra che mi ha preceduto non l’ha mai fatto. Ha così fatto credere alla popolazione che le relazioni con ogni altro nero o asiatico, purchè ricco dittatore e sfruttatore, fosse l'unico modo che ci appartenesse come destino di stare al mondo.

Ora è diverso: i segnali che ricevo, mi dicono che il vecchio modo di pensare ponte sta crollando; prima ancora che questo si veda, il terremoto si avvicina. E per me che sono di sinistra è sufficiente per intervenire, per dare le mie buone notizie.

Devo dire che dobbiamo investire ora, subito, anticipatamente rispetto che questa katastrofè sia realizzata , perché la zona in cui abbiamo scelto di stare al mondo è sismica, a forte rischio di reazione immigratoria. In Africa sta accadendo di tutto. In Kurdistan, in Turchia, nei paesi dell'est, come in tutto il mondo Arabo.

Fame miseria, morte e povertà, scatenate dalle ambizioni dei signori della guerra sono in aumento. Esodi interi di popolazioni sono all’inizio. Dobbiamo prepararci.

Le nostre scuole devono prepararsi ad accogliere, da qui ai prossimi 50 anni, ondate di emigranti, non più ricchi commercianti, non più mondi esotici; bande di diverse etnie e modi di rapportarsi alle genti, di pensare se stessi e gli altri.

E’ difficile che io riesca a spiegare alle associazioni laiche e cattoliche che sino ad ora si sono occupate di questi problemi di povertà, che lo sforzo che chiedo è quello di non più fare solo progetti di koinè e comunità a livello locale.

Sarà difficile spiegare che è giusto d'ora in poi che la la preoccupazione futura sarà DI PREPARARE SPAZI MENTALI CHE PENSINO PONTI PER FAVORIRE LE NUOVE CONDIZIONI DI PROSSIMITA, CHE CI PREPARINO AD ACCOLGLIERE QUI, DA NOI, NUOVE CAPACITA' DI INCONTRO E DI CONOSCENZA PER SAPER RICONOSCERE E VALORIZZARE LE DIVERSITA’ DA OVUNQUE PROVENGANO.

Devo spiegare che la refrattarietà non ci tutelerebbe, non ci salverebbe se pensassimo all’80% a respingere e al 20% a trattenere solo quello che ci piace e si adegua a come siamo.

La 'Lega della pancia' la nuova coalizione del momento, che ha ottenuto l'89% del consenso, alle politiche sta ragionando così.

Il suo programma e unn incubo di degenerazione; la metastasi del vecchio uomo lupo che si sta facendo strada per sopraffare e predare.

Il suo disegno porta allo scoperto fisionomia e volontà che albergano le sue truppe, la tensione a gratificare le paure e lo sgomento delle persone, mi fa intravedere derive da mettere le mani tra i capelli, per il pericolo a cui sono esposti i miei concittadini se non ci saranno forze alternative a fare da contraltare.

La cura culturale deve essere forte, energica, la politica deve parlare di cosa è bene e male e non dire alle persone quello che vorrebbero sentirsi dire, che non c’è da spendere soldi e fatiche: un impegno per cambiare, per ampliare il nostro angolo di visuale, per DARCI SGUARDO CAPACE DI COGLIERE DEL MONDO NON SOLO QUELLO CHE CI CADE SOTTO GLI OCCHI DELLE NOSTRE PASSEGGIATE DI PAESE, CON LA STESSA GENTE, LE STESSE IMMAGINI PROIETTATE DAI GIORNALI CHE PARLANO DI CALCIATORI STRAPAGATI E IDOLATRATI COME SE FOSSERO NOSTRI FIGLI , DALLA TELEVISIONE CHE CI FA SOGNARE DI ESSERE NELLA REALTA’, MENTRE DELLA REALTA’ NON CI PARLA SE NON DI QUELLA INVENTATA COME IMMAGINE DAL CAPITALE

Io sono il sindaco della mia città e voglio lavorare per i miei cittadini per metterli in condizione con me di interpretare il cambiamento che presto attraverseranno, perché Krisis significa rottura e voglio io essere il primo a dire loro che in crisi ci entreremo. Ma che se la affronteremo ora saremo in grado di incidere sul disastro trasformandolo in unaopportunità di cambiamento; non degli altri, perché c’è sempre un altro altro di qualche altro, ma di noi

Perché c’è sempre una vocazione, una chiamata dello stare al mondo e coi piedi per terra. E questo è il momento.

E’ il momento che coinvochi i miei cittadini, per colloquiare con loro. Manderò segnali alle famiglie, alle scuole, nelle parrocchie nelle associazioni, ai partiti.

- Farò proposte per partecipare al cambiamento perché ogni gruppo, ogni associazione solidale, contribuisca ad investire risorse, sottraendole alle altre che son in conflitto con la visione del mondo in pericolo.

Perchè solo decidendo cosa è bene e cosa e male, facendo scelte coraggiose, stabilendo cosa viene prima e cosa dopo, richiamando chi è nemico con il suo nome, posso aiutare i miei concittadini ad interpretare il cambiamento, a ridare colore ad un mondo tuto uguale, e incolore.

- Farò in modo che si creino processi di condivisione ed informazione, scambio equo e paritario su quello che faremo e su quello che dovrà accadere. In modo che i miei cittadini sappiAno come gestire direttamente le relazioni con gli extra-nei, anche quelli poveri, anche quelli diversi da te.

Ne deriverà che mi farò nemici, resistenza e opposizione; bene, perchè il mio compito si gioca sulla scelta di una chiara cultura valoriale in cui soggiornare.

Il sindaco di Estrema sinistra moderato di estrema destra di centro moderato di sinistra, che mi ha preceduto, avrebbe lasciato semplicemente pegiorare le cose, nell'ignoranza di tutto e di tutti, fregandosi le mani per i nuovi barbari minacciosi.

Un sindaco che farebbe lo zerbino dell'amministrare il mondo come apparirebbe andando così le cose: L'incubo che sogno ogni notte è lui: non troverebbe di meglio che cercare inermi capri espiatori, a dare la caccia a lavavetri, a frequentatori notturni di parchi in cerca di panchine su cui passare la notte; sono certo che preparerebbe regolamenti comunali per difendere la maggioranza crendo nuovi universi segregazionisti e concentrazionari; cavalcherebbe l’ignoranza e la disinformazione per fomentare l’innalzamento di regole severe, di respingimento per fomentare il pregiudizio.

Squarterebbe le minoranze vendendo l'idea che la democrazia è basata sulla prepotenza del consenso col voto ottenuto, basandosi sula quantità dei cervelli rettilei che tremando di terrore si siano esercitati via via, elezione dopo elezione, a darglielo nei seggi.

Scommetto che andrebbe a finire che a furor di popolo verrebbero approvate in questo modo leggi discriminatorie, razziali, basate su pregiudizi, affermazioni di diversità tra gli uomini senza riscontro ne’ in natura, nè secondo la scienza .

Vedo negli incubi che ogni notte gli dei visitatori mi mostrano, le nuove regole e il nuovo vocabolario della prepotenza dello ius soli della nuova ignoranza.

"Tutti quelli che non sono di Cisalpinia, non possono stare a Segestia; per entrare in Cisalpinia, anche se provengono da paesi in guerra e disgraziati, devono provare di essere ricchi almeno quanto uno ricco di noi.

E che a qualcuno non venga voglia di paragonarsi ad un disgraziato di quelli come i nostri: che quelli sono già tanti qui senza che ci aiutino loro ad aumentarne il numero!

Se proprio vogliono, si mettano in coda, indipendentemente dall'urgenza del bisogno."

Inoltre è vietato portarsi dietro altri familiari, se straccioni o ricongiungersi a loro in Cialpinia. Almeno finchè non siano divenuti palesemente ricchi e benestanti: i parenti li si lasci cuocere ed estinguersi lentamente nel loro brodo; e lui nel suo, perché a casa mia si fa così: se lè neger, l'è minga dei nos!"

Se lavoravano lì dove stavano, come ho sempre fatto io a Segestia, non c’era bisogno di andarsene. Se vogliono li aiutiamo a stare lì; faremo accordi con le dittature locali perché i soldi finanziati con le nostre iniziative continuino come prima a sgravarci del rimorso e di farci sentire grazie alla nostra coscienza e religione calcolatoria, la coscienza borghese a posto [il senso del sacro e della fede, lasciamolo stare: quelle sono cose che si fanno per essere aderenti ai comportamenti e alle attese della comunità, per non scandalizzare, si sa che fingere serve].

Ripeto: sono il sindaco di Segetia, in Cisalpinia: il mio compito di amministratore non è di amministrare un mondo così com’è, perché per quello basterebbe un cretino. O meglio Un robot intelligente. O uno di centro destra moderato o di sinistra, moderato tanto da essere simile a uno di estrema destra di centro moderato di sinistra, estrema di centro.

Il mio compito è di guidare processi sociali. Io sono un Capo e come leader della città devo guidare spiegando la politica e il rischio che corriamo al mio popolo, perchè voglio capisca la politica che non c'è, come è fatta; quella vera fatta di tante cose che non si vedono se non si va sotto la superficie del mondo così com’è, che appare incolore di differenze; salvo, nel pregiudizio, terrorizzarsi dell'unica diferenza che non e ha di valore: la tinta della pelle

Altrimenti nel 2010, potrebbe accadere che anche un mio cittadino uccida a sprangate un qualche nero e poi la faccia franca, o si diverta ad impiccarlo a qualche albero come fosse in Virginia nel 1953 e poi vada in tivu'.

Lo farebbe pensando che sia giusto, perchè e per via dello stranero, che non c’è lavoro, che c’è crisi, che non si trova casa, che non si trova più questo o quello, che non si trova più se stessi.

Devo occuparmi di questo: MI PENTIREI irriversibilmente domani, COME UOMO DI SINISTRA DI OGGI, di non avere tradotto la ricchezza prodotta dal mio paese nell’aumento di strumenti per CREARE PONTI, SPAZI e LUOGHI DI CONOSCENZA PER LE PERSONE DEL MIO TEMPO; PER NON AVERE CREATO CON LORO STRUMENTI PER LORO E I LORO FIGLI UTILI A VALORIZZARE IN TEMPO LE ANALOGIE DELLE DIVERSITA’; PER RINVENIRE NUOVE MODALITA’ DI COLLOQUIO E RICONOSCIBILITA’; PER PERCEPIRE LE DIVERSE COMPETENZE DEGI STRANIERI CHE SIAMO SEMPRE A NOI STESSI.

VOGLIO RIGENERARE LA CULTURA CON L’NCONTRO DI QUELLE DI STRANIERI CHE PROVENGONO DALL’IMMAGINE DI LUCE DELLA NOSTRA INTELLIGENZA, ANZICHE’ DAL BUIO DEL DIO PANICO DELLE PAURE DEL NOSTRO INCONSCIO INCONSAPEVOLE.

Aspettando i barbari (di Konstantinos Kavafis)


«Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?
Stanno per arrivare i Barbari oggi.
Perche' un tale marasma al Senato? Perche' i Senatori restano senza legiferare?
E' che i barbari arrivano oggi. Che leggi voterebbero i Senatori? Quando verranno, i Barbari faranno la legge.
Perche' il nostro Imperatore, levatosi sin dall'aurora, siede su un baldacchino alle porte della citta', solenne e con la corona in testa?
E' che i Barbari arrivano oggi. L'Imperatore si appresta a ricevere il loro capo. Egli ha perfino fatto preparare una pergamena che gli concede appellazioni onorifiche e titoli.
Perche' i nostri due consoli e i nostri pretori sfoggiano la loro rossa toga ricamata? Perche' si adornano di braccialetti d'ametista e di anelli scintillanti di brillanti? Perche' portano i loro bastoni preziosi e finemente cesellati?
E' che i Barbari arrivano oggi e questi oggetti costosi abbagliano i Barbari.
Perche' i nostri abili retori non perorano con la loro consueta eloquenza?
E' che i Barbari arrivano oggi. Loro non apprezzano le belle frasi ne' i lunghi discorsi.
E perche', all'improvviso, questa inquietudine e questo sconvolgimento? Come sono divenuti gravi i volti! Perche' le strade e le piazze si svuotano cosi' in fretta e perche' rientrano tutti a casa con un'aria cosi' triste?
E' che e' scesa la notte e i Barbari non arrivano. E della gente e' venuta dalle frontiere dicendo che non ci sono affatto Barbari... E ora, che sara' di noi senza Barbari? Loro erano comunque una soluzione».

(1908)